Non sembra esserci nessun legame tra medicinali come l'Adderall e il Ritalin e il caffè, ma invece c'è! I due farmaci sopra sono usati per trattare l'ADHD (disturbo da deficit di attenzione e iperattività), e servono a "far restare in bolla".
Sarà una coincidenza, ma da quando questi due farmaci hanno iniziato a scarseggiare negli Stati Uniti, la produttività sul lavoro del paese ha subito una battuta d'arresto.
Correlation is not causation, ossia due fenomeni possono accadere insieme senza che una sia causa dell'altra, ma in ogni caso la cosa ci ha fatto riflettere.
Non è che il caffè è l'Adderall e il Ritalin del 1700?
Secondo noi sì. Quando venne introdotto nell coffee house inglesi, questa bevanda araba, prodotta col seme di una bacca etiope, ha messo il turbo al cervello delle persone. Le caffetterie diventarono ritrovi alla moda, piene di gente e grandi idee.
Erano conosciute come "università da un penny", dove uno spicciolo poteva comprare una tazza di conoscenza. Mentre le persone si riunivano per bere il loro caffè, elaboravano teorie che avrebbero cambiato per sempre la nostra visione del mondo—si pensi alla termodinamica e la sua intima relazione col caffè.
La leggenda narra, infatti, che James Watt abbia inventato il primo motore a vapore osservando il bollitore per il... tè. Il tè?! Assolutamente falso, e per due motivi:
1. James Watt stesso ammise che questa storia era appunto una leggenda
2. Il motore a vapore l'ha inventato il francese Denis Papin, insieme alla pentola a pressione e... la Moka per il caffè! (ebbene sì, Bialetti ha solo migliorato, molto, ingegnerizzato, bene, e brevettato...) [^]
Quindi possiamo supporre che, avendo inventato la Moka, Papin fosse anche un accanito bevitore di caffè, e che quindi il caffè abbia prodotto un circolo virtuoso: eccitando le sinapsi del fisico francese abbia, alla fine, prodotto lui stesso un metodo di estrazione rapido ed efficiente.
Ebbene sì, proprio come per Café 124, dove litri e litri di caffè ci hanno permesso di venir fuori con un nuovo metodo di estrazione!
La caffeina
La caffeina, l'arma non-tanto-segreta del caffè, è una sostanza meravigliosa. È come un superpotere per i nostri cervelli, che ci aiuta a concentrarci e a rimanere vigili.
La cosa migliore è che, a differenza di alcuni stimolanti che possono portare a problemi, una tazza equilibrata può effettivamente migliorare il nostro umore, la funzione cognitiva e le prestazioni fisiche.
All'epoca dei lumi, quando l'Europa stava passando da campi rurali a fabbriche urbane, il caffè era come un amico confortante, che aiutava le persone ad adattarsi a nuove routine regolate dall'orologio. Non solo il caffè dava un impulso agli individui, ma anche mescolava cambiamenti sociali e crescita economica.
Coffee and Cash
Infatti il caffè è ottimo non solo per il nostro cervello, ma anche per l'economica globale: è anzi la superstar del commercio globale, seconda solo al petrolio. Il petrolio ci dà energia termica, il caffè energia mentale che ci è servita a capire come usare quella termica...
Il caffè è una colonna portante dell'economia di molti paesi, specialmente quelli della zona tropicale. Ma visto che viene consumato anche dove fa freddo, non dimentichiamo il fiorente business delle accoglienti caffetterie locali o le catene multinazionali come Starbucks. Insomma, milioni di persone che lavorano come agricoltori, baristi e altro ancora. Inoltre, la domanda di caffè alimenta anche altre attività: si pensi ai macchinari, agli imballaggi, ai trasporti.
Il caffè prepara costantemente nuove idee, come nuovi metodi di produzione e pratiche agricole sostenibili. Dato l'amore dell'Homo sapiens per questa bacca tropicale, l'innovazione legata alla produzione del caffè stimola sempre di più la la crescita economica.
Quindi, la prossima volta che la bevanda al caffè, sia un 124 Best Cold Brew Coffee o un espresso, ricorda, non ti stai solo godendo una bevanda gustosa, ma stai anche sostenendo un'industria che sta aiutando il mondo a girare.
[^] Faure. Introduction to Operations Research. United Kingdom: Elsevier Science, 1968. Pag 213